Ascolta questa poesia dalla voce di Roberto Sagripanti
Ora i pastori sono di plastica,
la neve uno spray,
perfino il muschio sintetico;
anche l’albero è finto,
il lago solo uno specchio
e i doni di carta.
Almeno il freddo è vero
in questo presepio all’aperto,
anzi la luce.
29.12.1997
Questa poesia mi richiama alla memoria una famosissima di Ungaretti che riporto sotto, per far capire l’idea, e parafrasando Ungaretti, è come se Gian Mario ci dicesse che il “freddo” essendo vero, reale, e non virtuale, o peggio finto e continua finzione, può essere buono come il caldo del focolare, della casa cioè, ma anche degli affetti, anche se quando scrive è lontano, ed è al freddo, e al gelo, e in guerra e soffre, posato in un angolo della trincea…(e oggi possiamo superare questo brutto periodo, solo se vediamo questa grande crisi come un “freddo buono” e delle due soluzioni, come il dizionario alla voce crisi ci insegna, possiamo imboccare la strada della guarigione, che l’altra, peggioramento e malattia, e non parlo di quella fisica da covid, porta alla morte, almeno spirituale, e all’ignoranza, che continua troppo spesso a prevalere, il virus più potente da debellare. e in fondo a questo periodo vi può essere la luce, ma non basta crederci così tanto per una abitudinaria speranza, ma cooperare insieme affinché accada, e andrà tutto bene non sia uno slogan fatto di canti e gioie effimere, ma deve essere uno sforzo di volontà).
Anzi per Maulo il freddo, quello non di plastica, è più che buono, è “luce”: stupendo ossimoro, “freddo anzi luce”, ché la luce può essere fredda, e il freddo luminoso.
Ché i doni di carta, siano di luce, e scambiati a vicenda.
P.S.
ci sarebbero tanti altri spunti stilistici e contenutistici da fare ma mi fermo qui (e comunque è solo una mia lettura critica scritta sul momento e quindi opinabile, e fallibile. Ma la poesia e la critica sono così, anche se scritte più correttamente, dato che un critico letterario ha più strumenti di me).
G. Ungaretti, Allegria di naufragi (Firenze, Vallecchi 1919).
Natale
Non ho voglia
di tuffarmi
in un gomitolo
di strade
Ho tanta
stanchezza
sulle spalle
Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata
Qui
non si sente
altro
che il caldo buono
Sto
con le quattro
capriole
di fumo
del focolare
26 Dicembre 1916